RECENSIONE : L' USIGNOLO - di Aleksandr Voinov

 


Titolo: L’Usignolo
Titolo originale: Nightingale
Autore: Aleksandr Voinov
Traduttrice: Cristina Massaccesi
Genere: Storico
Editore: Self publishing
Data uscita: 1 Gennaio 2023

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Nella Parigi occupata dai nazisti, la maggior parte dei francesi si comporta con cautela. Yves Lacroix, cantante gay di nightclub, invece, finisce sotto i riflettori con ogni sua esibizione. Veterano della disperata difesa francese, sopravvissuto a un campo di prigionia, e noto “degenerato”, sa benissimo di essere un possibile obiettivo dei nazisti. Il suo personaggio pubblico nasconde un cuore ferito e arrabbiato e una terribile paura per sua sorella, che milita nelle file della Resistenza.

Malgrado tutto, Yves riesce a salire i gradini della vita notturna parigina fino a diventare un vero divo attirando così l’attenzione, e la protezione, dell’Oberst Heinrich von Starck. A complicare le cose e minacciare tutto ciò per cui Yves ha lavorato, intervengono la totale adorazione provata per lui dal soldato semplice Falk Harfner e il disprezzo dell’ideologo ariano von Grimmstein, rivale di von Starck, che vede in Yves “qualcosa di giudeo”.

Quando una battuta pericolosa rischia di farlo finire nelle mani della Gestapo, essere il famoso Usignolo di Parigi potrebbe costare a Yves la sua musica. E la sua vita.




“I giullari più celebri sono i più malinconici fra gli uomini” Maurice Chevalier
Il palcoscenico era un mondo a parte, con delle regole tutte sue. Lì, Yves era il padrone, il signore di un mondo creato dall’immaginazione del pubblico. Quella magia, però, svaniva non appena scendeva dal palco e tornava a essere il solito vecchio Yves.


Meraviglioso, delicatamente straziante.
Era da un po’ che non leggevo una storia LGBTQ+ che mi prendesse, e affascinasse, in maniera così totalizzante. 
Una vicenda che avesse tanto da dirmi e che ci riuscisse con uno stile semplicemente perfetto, grazie anche a una traduzione ineccepibile come da sempre Cristina Massaccesi ci ha abituato a goderne.
Amo da sempre le storie di Aleksandr Voinov, storie che ritengo meravigliosamente uniche quando si basano su verità storiche in cui si denota l’attenta cura del dettaglio e l’indagine compiuta per rendere la sua contestualizzazione perfetta.
È impossibile non innamorarsi della morbidezza e della struggente melodia che ci trasmette. 
Tocchi delicati che esprimono emozioni profonde caratterizzate da incertezze e paure.
In un vicolo buio un’aggressione, un nazista ferito mortalmente, un francese pavido che stende una mano in aiuto, una vita salvata, un incontro con il destino che detterà il loro cammino nel tempo ma che si compirà, ancora una volta, a Parigi.
Un incontro tra le lenzuola, un gioco pericoloso e proibito, una relazione tra inquietudine e... qualcosa di indecifrabile, come una corrente che trascina verso l’ignoto.
Respiriamo il pericolo sempre in agguato nel sottofondo che si snoda lento e sinuoso, oscuro e cupo, pronto a soverchiare e sopprimere tutti senza distinzioni.
Il giogo dell’occupazione, un popolo schiacciato sotto il tacco di stivali chiodati che sbattono e occhi taglienti che scrutano, ci trasmette, tramite tutti gli attori, una sensazione agrodolce. 
Una sorta di soffocante incertezza e paralizzante terrore che viene totalmente incarnata da Yves, unico narratore.

Ogni volta, Yves si rannicchiava sempre più su se stesso, fino a ridursi a un cuore impazzito e a un nodo di gelido terrore.


Yves è un usignolo dal cuore pavido e spaventato, un codardo che però riesce sempre a rimanere fedele a se stesso, alle sue fragilità e ai suoi limiti. 
È un artista, un compositore e un paroliere, un cantante, un intrattenitore tra battute serie e facete che nascondono, tra le loro parole e i non detto, un patriottismo pericoloso. 
Si destreggia in un gioco di equilibrio che lo attanaglia tra ansia e malori, tra confini pericolosi che inavvertitamente valica incautamente, mettendolo così in pericolo.
Un agguato nel buio, la violenza, l’allontanamento volontario che sa di fuga, un protettore e un amore, una sorella tenace e indomita che viene tradita da chi gli è più vicino e caro, sono alcuni degli eventi che si dispiegano tra le maglie di una storia dal contesto reale, una realtà storica che conosciamo, che abbiamo studiato sui banchi di scuola, che abbiamo approfondito tra film, libri e canzoni.

Pianse con singhiozzi incontrollabili, del genere che ricordava di aver pianto da bambino, in un momento in cui tutte le emozioni erano state esposte e nude, quando la morte di un animale da compagnia aveva segnato la fine del mondo. Non aveva avuto idea, allora, di che genere di profondità potesse racchiudere il dolore degli adulti.


Yves, per chi come me ha qualche anno in più alle spalle, riporta alla memoria moltissime figure storiche che hanno dato connaturazione a un periodo buio. 
Artisti che hanno segnato la storia con la loro arte, che hanno cantato la speranza in attesa della luce e della libertà. 
Che hanno dato forza e nutrimento a tutte quelle anime, di uomini e donne, stremate nel fisico e nello spirito.
Tra ambientazioni fumose, alcol, sigarette e voci roche che cantano il patriottismo con sottigliezza e astuzia, respiriamo l’odore della paura e della disperazione ma percepiamo anche tutto l’orgoglio di un popolo in attesa di potersi risollevare e tornare a vivere liberamente.
Tra bombardamenti, psicopatici e un cuore buono, un amore pericolosamente inaspettato, tradimenti e violenza, Yves si staglia nitido con tutte le sue imperfezioni. 
Non è un eroe, un ardimentoso, è semplicemente un uomo che tenta di sopravvivere al terrore e ai suoi limiti nell’inconcepibilità che la guerra possa essere un pregio, un’esaltazione della forza dell’uomo, la guerra non è mai giusta, il buono e il cattivo militano in entrambi gli schieramenti, mascherandosi e nascondendosi, sacrificandosi o vantandosi del loro potere di distruzione e della propria follia, dell’inumanità che li avvince e li rende vivi.
L’usignolo” è un libro che conquista con delicatezza e riserbo, con la fragilità e il battito di un amore nuovo, con la melodia struggente di una voce indimenticabile. Imperdibile.

“Andrà tutto bene, te lo prometto. Non ti lascerò andare via mai più. Anche io sono stato uno sciocco.”














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