Recensione: Home Run di Sammy Brighton



Titolo: Home Run
Autore: Sammy Brighton
Genere: Contemporaneo M/M
Casa Editrice: Self Publishing
Formato: ebook
Prezzo: € 3.49 
Pagine: 273
Data di Pubblicazione: 25 Ottobre 2017

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Jasper aveva imparato che essere se stessi aveva un costo, soprattutto se essere se stessi significava essere un frocio con i capelli lunghi e un’ingiustificata fascinazione per Maria Antonietta. 

Aveva anche imparato che liceo o college non faceva molta differenza in quanto a incivili incarnazioni di omofoba virilità, perché come prima c’era stata la squadra di football, adesso c’era quella di baseball. 

Infine, aveva imparato che voler cambiare il mondo non era sufficiente a cambiarlo sul serio, ma riuscirci era possibile, bastava non abbassare lo sguardo davanti alla supponenza –e al destro- di Rick Hawls.

Jasper era stato certo di aver capito tutto quello che d’importante c’era da capire, ed era stato certo che delle proprie imprescindibili convinzioni non avrebbe mai potuto fare a meno. 

Poi Timothy Nealrot, il giocatore di baseball che aveva segnato più fuoricampo nella storia della Dronning University, l’aveva baciato in uno sgabuzzino delle scope, ricordandogli che niente dev’essere mai dato per scontato, nemmeno chi si nasconde dietro a un’appestante colonia costosa e all’ultimo modello di sneakers.







  Timothy Nealrot mi ha baciato, sulla bocca, cinque secondi all’incirca, e in quei cinque secondi è stato come se il mondo intero avesse spento la luce.



Home run... quando leggi un libro come questo non è facile scrivere la recensione. 
Non è facile perché troppe sono le emozioni, spesso contraddittorie, che sa suscitare. 

Potrei dirvi che è una bellissima e struggente storia d’amore... Ma non basta. 

Potrei anche dire che ci racconta di come nella realtà tutte le etichette, in cui la società ci ha insegnato a incasellarci, non trovano riscontro, che gli stereotipi sono tali solo perché noi, troppo spesso, non riusciamo a vedere oltre.

Potrei descrivervi i personaggi multisfaccettati che lo animano con i loro pregi e difetti, con la loro confusione e, per alcuni, con atteggiamenti crudeli e ottusi, un po’ come tutti noi siamo stati o potremmo essere.

Potrei soffermarmi sullo stile unico della scrittrice a tratti scevro da abbellimenti, impietoso e privo di artifici atti a commuovere, la realtà sa già essere abbastanza dura.
Facile per noi ergersi a giudice e giuria delle vite altrui ma questo libro ti smaschera e ti porta a capire che in ognuno di noi c’è un po’ di Megs, l’amica del cuore, quella che ti promette  che ci sarà per sempre per poi gettarti via come un giocattolo rotto. Un po’ di Marco talmente innamorato da non vedere la tua sofferenza. Un po’ di Liz mai considerata, la seconda scelta che, però, insieme a Viviane, all’apparenza viziata e superficiale, sapranno essere la roccia che ti sostiene, il tuo punto fermo, l’unico appiglio al baratro spalancatosi nella tua vita.
Possiamo riconoscerci in Tim, nelle sue paure, nel nascondere se stesso, i suoi sogni, le sue aspirazioni al mondo e a se stesso. Non tutti nascono guerrieri ed è anche per tutti i Tim al mondo che chi può deve combattere perché come dice Jasper nel suo discorso:


  Non è che abbia molta voce in capitolo o alcun diritto di dire che chi non lotta è un codardo. Credo, invece, che forse dovremmo lottare più per loro che per noi, più per chi non può o non ne ha la forza che per noi che l’abbiamo e viviamo comunque la vita che ci siamo scelti.


E infine Jasper il “guerriero”, colui che lotta per il suo diritto ad amare.


  Ma Mamma se adesso tolgo la spilla penseranno di aver vinto. Se non la tolgo magari capiranno che infilarmi nei cassonetti, picchiarmi o insultarmi non ha senso, e impareranno a rispettarmi. Oppure no, ma comunque a me quella spilla piace e non voglio toglierla dallo zaino.



Jasper che nel suo essere se stesso si nasconde. Nasconde le sue ferite, la paura dell’abbandono perché tutti, prima o dopo, lo lasciano. Jasper che attraverso Tim scopre se stesso, le sue paure e le sue debolezze, scopre che la sua forza e il suo attivismo sono la maschera che tiene insieme i pezzi della sua anima e del suo cuore ferito.


  “Tu cambierai il mondo, Jasper. Non arrenderti solo perché non sei riuscito a cambiarne un pezzettino”. Solo che quel pezzettino era un pezzettino che avrebbe fatto la differenza: non per il mondo, ma per Jasper. Lo voleva per sé, non per fare la differenza: per essere felice.



















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