Titolo: Il corpo che indosso
Autrice: Donatella Ceglia
Collana: Rainbow
Genere: Narrativa, Contemporaneo, Romanzo a tema LGBT+
Casa Editrice: Triskell Edizioni
Lunghezza: 288 pagine
Prezzo Ebook: 4,99 €
Prezzo cartaceo: 15,00 €
Data di pubblicazione: 25 Novembre 2022
Autrice: Donatella Ceglia
Collana: Rainbow
Genere: Narrativa, Contemporaneo, Romanzo a tema LGBT+
Casa Editrice: Triskell Edizioni
Lunghezza: 288 pagine
Prezzo Ebook: 4,99 €
Prezzo cartaceo: 15,00 €
Data di pubblicazione: 25 Novembre 2022
Elia, undici anni, non ha un posto nel mondo e non si sente a proprio agio nel suo corpo. Criticato dai genitori per non essere il perfetto figlio maschio che si aspettavano e affascinato dai vestiti di sua sorella, diventa facile vittima dei bulli.
Solo Gio, un compagno di scuola selvaggio e ribelle, trova il coraggio di difenderlo e lo invita a casa sua: un appartamento pieno di stoffe e ricordi, in cui l’aria è pervasa dal profumo di lavanda degli abiti di Libera, l’amorevole nonna del ragazzo. L’appartamento diventa ben presto un rifugio per Elia, in cui trova l’affetto e la comprensione che altrove gli vengono negati.
Passano gli anni, il rapporto tra Elia e Gio si evolve. I due ragazzi diventano uno l’estensione dell’altro, si alimentano del loro legame simbiotico, si indossano a vicenda come i vestiti che Elia tanto ama e con cui esprime se stesso.
Quello che li unisce tuttavia non basta. Il mondo preme sulle pareti dell’appartamento e reclama attenzione, mescolando ciò che si trova dentro con ciò che c’è fuori, tanto che i due giovani prendono strade diverse e la separazione sembra inevitabile. Elia tiene così traccia del tempo, chiedendosi se sarà possibile sopravvivere a quel tipo d’amore.
Quei tre ragazzi, di cui ancora oggi ricordo le facce e le voci, mi insegnarono una fede fatta di assoluti e di opposti che avrei impiegato tempo ad abbandonare.
Emotivamente doloroso!
Bellissimo e sofferto.
“Il corpo che indosso” è un libro unico per un’autrice, Donatella Ceglia, che non avevo ancora avuto il piacere di leggere.
Una scrittrice che ha saputo conquistarmi grazie a uno stile morbido, poetico e, a tratti, ermetico, intriso di sofferenza e confusione emotiva ed esistenziale.
Questa è una storia riflessiva in cui i suoi protagonisti sono chiamati a compiere un percorso di crescita introspettivo profondo e che viene rimarcato da uno stile narrativo che nasconde e confonde come confuso è il suo protagonista principale.
Attimi che ci destabilizzano e sconcertano emotivamente attraverso le incertezze e le insicurezze che tutti gli attori vivono.
“Il corpo che indosso” è una storia fatta di percezioni, sentimenti, emozioni e sensazioni che sono come vestiti e colori, che proteggono e sovvertono ogni certezza.
La paura di essere diverso, del giudizio e della colpa si basano su un’ideologia prestabilita che sconcerta e non appartiene a Elia.
I colori non si possono neanche toccare.
Una maglietta rosa è il preludio della nostra storia, l’evento in cui tutto ha inizio e porta Elia, unico narratore, a prendere coscienza del mondo e del suo crudele pensiero.
L’episodio in cui realizza che un vestito è una dichiarazione di intenti, una dichiarazione che può anche essere rivoluzionaria.
Elia e Gio si conoscono poco più che bambini, sono due corpi spezzati e ricuciti con vestiti che non calzano le loro anime ferite. La tempesta emotiva e la tristezza sono sempre pronte a trasparire e sfuggire dalle crepe delle loro anime.
“Il corpo che indosso” è uno stillicidio emotivo, ansia che silente ti strugge il cuore e la mente, che si dibatte per capire e afferrare la verità. È un viaggio lungo gli anni di crescita, l’adolescenza e l’età adulta, il rifiuto delle etichette e il desiderio di stabile concretezza.
Una presa di coscienza passionale lenta e dolorosa che frulla come fragili ali di farfalla. Una sensazione che fugge e rifugge sfocata agli occhi della mente ma che si percepisce reale. È tangibile ed effimera, cresce e si dilata, e tutto avvolge con la sua verità.
Il tempo non ci corrodeva, ma ci plasmava al punto che non avevo più idea di cosa fosse lui e di cosa fossi io; solo insieme, forse, riuscivamo a essere qualcuno di intero. Era già troppo tardi.
Passano gli anni, l’adolescenza è un’età già difficile di per se, quando poi non si è come ci si sente è anche peggio.
Il rapporto tra Eli e Gio è sicurezza e dolore. È una simbiosi soffocante, un’aggrapparsi per sentirsi più veri e reali.
Vivono un rapporto che si snoda tra le pareti di “casa”, quella casa che è rifugio e salvezza, certezze ed esplorazione fisica e sentimentale.
Una simbiosi che è libertà e prigionia, un bisogno che costruisce e distrugge.
Gio non ama le etichette, limiti e definizioni che rifugge, distruggendo così un rapporto poggiato sulla paura della perdita, una relazione che assume i contorni di un abuso.
Un lutto precipita ogni azione e consuetudine, le paure ingigantiscono portandoli inevitabilmente a perdersi per mezzo di uno stillicidio di insicurezze e dolore.
Tutto si frantuma e Gio e Elia si feriscono con silenzi e gesti dai bordi affilati e taglienti. Intrappolati in una relazione malsana, impossibilitati a viversi senza colpirsi e soffrire. Sono alla deriva in un rapporto divenuto difficile e incomprensibile.
Poteva funzionare, potevo riuscirci. Dovevo solo amputarmi Gio dall’anima.
Elia comprende che deve imparare a vivere, a maturare e incamminarsi verso il suo domani qualunque esso sia, con qualunque anima lo affianchi. Infrange quella promessa che mai avrebbe creduto possibile.
È giunto il momento per loro di compiere una scelta, crescere e forse un domani ritrovarsi.
“Il corpo che indosso” è una storia dolorosamente difficile. È un pugno nello stomaco, un cuore che si strugge e spezza nella sofferenza.
Elia e Gio sono perfetti nelle loro imperfezioni, in quei tratti arricchiti di egoismo come tutti noi siamo. Meraviglioso!
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