RECENSIONE: FIORI DI CAMPO di Suki Fleet

 

Titolo: Fiori di campo
Titolo originale: Wildflowers
Autrice: Suki Fleet
Traduttrice: Cristina Massaccesi
Genere: LGBT/ Contemporaneo
Editore: Self publishing
Lunghezza: 74 pagine
Prezzo: ebook € 2,99 
Data di pubblicazione: 25 Settembre  2020

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Incapace di sopportare il dolore che ha causato, Xavi ha rinunciato all’amore.
Sam ha rinunciato alla vita. Vuole soltanto una cosa: vedere Xavi per l’ultima volta. Non si aspetta di certo che Xavi rinunci a tutto e gli prometta di restare con lui.
Dopo aver rubato una Cadillac verde mare, i due cominciano a viaggiare per le campagne alla ricerca di qualcosa che nessuno dei due è pronto ad ammettere. Con il passare dei giorni, però, Xavi non è più sicuro di riuscire a mantenere la promessa fatta a Sam. Non è più sicuro di nulla.
Salvare Sam è l’unica cosa che ha ancora un senso, l’unica cosa che Xavi desidera. Amare Sam diventa la promessa più importante che abbia mai fatto.
Adesso non gli resta che convincere Sam che vale la pena di combattere per la vita. E per l’amore.




Distendimi dove crescono i fiori di campo e il mio cuore troverà la sua casa.


Un inizio che è già dolore, parole che si incidono nell’anima, ferite di struggente commozione e poesia.
Sam e Xavi, un viaggio per fuggire dalla realtà e sfuggire all’ineluttabilità di un destino implacabile.
Scappare lontano per seminare quel dolore, una sofferenza che mai li abbandona perché è parte di loro, di ogni pensiero, ricordo e rimorso intrecciato in ogni loro respiro e sospiro.
Un ragazzo, Sam, che si spegne ogni giorno di più, lentamente, tra il silenzio e la solitudine così profondamente intessuta nella sua esistenza.
Un giovane uomo, Xavi, che non crede più, non crede nell’amore e arranca nella vita come un guscio vuoto, svuotato della sua essenza, della sua anima. 
Si trascina tentando di sopprimere quello che da sempre sapeva ma aveva taciuto per fuggire lontano. 
Forse ora è troppo tardi per lui... per loro.

Avresti dovuto lasciarmi andare. Voleva che lo lasciassi morire. Mi dispiace, penso. Non potevo farlo. Non avrei saputo come.


Il dolore straziante e la rabbia verso se stesso e verso Sam, perché ha scelto di lasciarsi morire, sono la forza scatenante che spalanca gli occhi e il cuore a Xavi, facendogli prendere coscienza di ciò che si annidava da anni in fondo al suo cuore... l’amore. 
Un sentimento che lo sprona a infrangere la sua promessa e a lottare per salvarlo, per poter avere ancora un giorno, o un’ora, insieme a lui. Pochi momenti e attimi rubati al fato per viverli con intensità e sincerità.

È vero, ma è anche doloroso. Così doloroso da scuotermi dentro. Forse la vera felicità è dolceamara. Ho forse ho soltanto paura che non sia vera. Che dopo tutto quello che gli ho fatto passare, non me la meriti.


Sam ci spezza il cuore con delicatezza, attraverso i suoi silenzi, i gesti e la luce negli occhi che si sta affievolendo sempre più. 
Si lascia andare per il dolore della sua esistenza, per la solitudine, per l’emarginazione e i rifiuti. 
Vuole solo spegnersi per non soffrire più, perché non esiste, non conta nulla per nessuno, troppo stanco di lottare, sognare e sperare.

Sam non morirà in un prato. Il nostro viaggio non finirà lì. Siamo noi il prato di fiori di campo, il cielo, il mare, questo momento. E questo momento è nostro. E lo sarà per sempre.


Suki Fleet, con la sua lievità, riesce a spezzarti il cuore. Non crederesti mai che con la soavità del suo stile, e la dolce melodia del suo ritmo, possa devastarti così profondamente. 
Ti ripeti che sono solo parole, eppure hanno una potenza unica e sconvolgente. 
Ci racconta storie di emarginazione che ci paiono così lontane, eppure sono molto più vicine di quanto crediamo, basta voler vedere veramente.
In ogni storia Suki Fleet riesce a far brillare una luce di speranza attraverso il grigiore della disperazione, una luce che ci accompagna tra malinconia e degrado, emarginazione e amore. 
Ci racconta spaccati di realtà difficili per le quali ti chiedi perché, ben sapendo che un senso a tutto ciò c’è anche se nascosto tra le sue parole, le virgole e i punti, gli spazi e i non detto. 
Lo respiri e lo fai tuo, lo assimili e te ne sazi tra una lacrima e un retrogusto agrodolce di sconfitta e rinascita.
Stupendo.

Voglio che mi veda mentre lo guardo, mentre osserviamo i nostri riflessi uno negli occhi dell’altro fino a che non saremo che un momento di pura intensità, tremante e fragile e... pronto a volare via.


Un ultimo pensiero lo voglio dedicare alla traduttrice Cristina Massaccesi per l’ottimo lavoro di trasposizione. Una traduzione splendida come sempre perché ci permette di scoprire la particolarità unica e ammaliante di questa meravigliosa autrice/poetessa. 
Grazie 💓













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