RECENSIONE: PIUTTOSTO M' AFFOGHEREI - di Valeria Palumbo



Titolo: Piuttosto m'affogherei: Storia vertiginosa delle zitelle
Autrice: Valeria Palumbo
Genere: Storico, biografico
Editore: Enciclopedia delle Donne
Prezzo: e-book € 8,99 - cartaceo € 13,60
Pagine: 283
Data di pubblicazione: 4 Maggio 2018

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Cita, zita, zitella: una parola antica che indicava la ragazza non maritata, diventata un insulto nell'ambito di una società patriarcale che, per una donna, ha faticato ad accettare destini diversi dal matrimonio. Dalle Amazzoni alle Vestali, da Ipazia a Pulcheria, dalla regina Elisabetta a Cristina di Svezia, da Jane Austen a Virginia Woolf, e con illuminanti incursioni nel mondo del mito, della fiaba, e del fumetto - tra Morgana, la Dama del lago, Maga Magò e la Fata Turchina - l'autrice ci accompagna, con uno sguardo divertito e spietato, in un vorticoso percorso attraverso la complessa vicenda di chi non ha camminato lungo il binario definito. Spesso per ribellione, a volte per indole o per puro caso. Scrivendo, così, un'altra storia, di passioni, desideri e talenti diversi, che qui andiamo a raccontare.








 

"Rimaritarmi eh?
Piuttosto mi affogherei che sottopormi più ad uomo alcuno;
io sono uscita di servitù e di pene e vorresti che io tornassi da per me ad avvilupparmi?
Iddio me ne guardi."


Da queste parole nasce il titolo del libro.
"Piuttosto m'affogherei" è un'analisi della situazione femminile nelle varie epoche, passando dall'antica Grecia agli anni '60 del Novecento, con un occhio particolare verso quelle donne che, per scelta o per caso, decidevano di non sposarsi, o di non risposarsi nel caso delle vedove.
Valeria Palumbo, giornalista e storica delle donne, affronta le vite di donne uniche nel loro genere. Donne che si sono distinte per intelligenza, carisma, coraggio e fascino. 

Donne che hanno perseguito uno stile di vita diverso da quello che la società imponeva loro. O donne che costrette a vivere in convento, cercavano di sfruttare il meglio che avevano e in qualche modo godere della libertà che il non essere sposate concedeva. Certo queste single, come diremmo oggi, non hanno avuto una vita facile, spesso sono state ostacolate dai familiari e dalla società in generale, ma hanno contribuito, ognuna a suo modo, alla conquista di quei diritti che tutt'ora dobbiamo difendere.
E' un libro davvero interessante, sia per gli appassionati di storia sia per chi ha a cuore il tema dei diritti civili.  

Lo stile dell'autrice è scorrevole, divertente e cinico, al tempo stesso. Non vi annoierete.


"Non è che non mi piacciano gli uomini. Mi piacciono molto. In realtà, non credo che potrei sopportare la vita se non fosse per la compagnia degli uomini. Eppure sento che il matrimonio, permanente, pubblico e favorito dallo Stato, sia l'atto più sconsiderato che esista." -

 Rebecca West

 

 

 









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