Recensione: Il tatuatore di Auschwitz di Heather Morris



Titolo: Il tatuatore di Auschwitz
Autrice: Heather Morris
Traduttore: Stefano Beretta
Genere: History romance
Casa Editrice: Garzanti
Lunghezza: 223 pagine
Prezzo: ebook € 9,99 - cartaceo € 15,21
Data di pubblicazione: 18 Gennaio 2018

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Il cielo di un grigio sconosciuto incombe sulla fila di donne. Da quel momento non saranno più donne, saranno solo una sequenza inanimata di numeri tatuati sul braccio. Ad Auschwitz, è Lale a essere incaricato di quell’orrendo compito: proprio lui, un ebreo come loro. Giorno dopo giorno Lale lavora a testa bassa per non vedere un dolore così simile al suo finché una volta alza lo sguardo, per un solo istante: è allora che incrocia due occhi che in quel mondo senza colori nascondono un intero arcobaleno. Il suo nome è Gita. Un nome che Lale non potrà più dimenticare.
Perché Gita diventa la sua luce in quel buio infinito: racconta poco di lei, come se non essendoci un futuro non avesse senso nemmeno un passato, ma sono le emozioni a parlare per loro. Sono i piccoli momenti rubati a quella assurda quotidianità ad avvicinarli. Dove sono rinchiusi non c’è posto per l’amore. Dove si combatte per un pezzo di pane e per salvare la propria vita, l’amore è un sogno ormai dimenticato. Ma non per Lale e Gita, che sono pronti a tutto per nascondere e proteggere quello che hanno. E quando il destino tenta di separarli, le parole che hanno solo potuto sussurrare restano strozzate in gola. Parole che sognano un domani insieme che a loro sembra precluso. Dovranno lottare per poterle pronunciare di nuovo. Dovranno conservare la speranza per urlarle finalmente in un abbraccio. Senza più morte e dolore intorno. Solo due giovani e la loro voglia di stare insieme. Solo due giovani più forti della malvagità del mondo.







ARBEIT MACHT FREI.
Il lavoro rende liberi. Non sa dove si trova o quale lavoro dovrà svolgere, ma l'idea che questo lo renda libero gli sembra una specie di macabro scherzo


Quando ho visto questo libro sono rimasta subito colpita: la copertina, il titolo, il fatto che sia la vera storia di un sopravvissuto ad Auschwitz... Insomma mi ha intrigato troppo. La storia di Lale e Gita mi è entrata dentro da subito. Vedere due persone così giovani lottare per la propria sopravvivenza e il loro amore, pensare agli orrori e alla cattiveria che la mente umana può generare, sono cose che fanno riflettere il lettore sull'importanza delle cose che a volte sembrano banali.
E pur affrontando una storia decisamente tragica, la scrittrice è riuscita a portare alla luce l'animo di Lale in maniera totalmente comprensibile, perché il libro nonostante il tema trattato è decisamente scorrevole e facile da leggere. Com'è successo all'autrice stessa non puoi non innamorarti di Lale e Gita e della loro storia.

E' una domenica quando la vede. La riconosce subito. Camminano l'uno verso l'altra, Lale da solo, lei con un gruppo di ragazze, tutte con la testa rasata e tutte con addosso gli stessi vestiti ordinari. Non c'è nulla che la differenzi, tranne quegli occhi. Neri - no, marrone. Il marrone più scuro che abbia mai visto. Per la seconda volta si scrutano reciprocamente nell'anima. Lale ha un tuffo al cuore e lo sguardo indugia.


Generalmente non amo leggere libri che trattano della deportazione degli ebrei, il dolore che mettono addosso è troppo grande, ma Il Tatuatore decisamente merita, ti fa vedere la storia con altri occhi. Con gli occhi di chi non ha mollato un istante, di chi è sopravvissuto e di chi dopo quei tragici momenti ha cercato di vivere la vita al meglio delle sue possibilità.
Lo consiglio vivamente e spero che catturi il vostro cuore com'è capitato a me.
 

















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