Segnalazione: Noi - L'amara realtà che ci divora #4 - Alfieri Series - di Lucia Tommasi.



TITOLO: Noi - L'amara realtà che ci divora #4
SERIE: Alfieri Series
AUTRICE: Lucia Tommasi
EDITORE: Self Publishing
GENERE: Dark romance/erotic
PREZZO: 1,99 €
PAGINE: 372
DATA USCITA: 29 maggio 2017

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Tutti i nodi vengono al pettine. Le bugie e le dilanianti verità nascoste da troppo tempo esplodono violentemente in un putiferio assurdo, trascinando con se Michele, facendogli perdere quel poco di felicità che possiede. Un brutto malinteso le fa perdere Serena e farà di tutto per riprendersela di nuovo. Miriam ci mette lo zampino, distruggendo del tutto quello che rimane di Michele e della sua anima.  






BOOK TRAILER:




ESTRATTO 


Non me la scopo se non lo dice, è un mio divertimento sentirmelo dire, ma è anche un consenso.
Non voglio violentare nessuno.
<<Ok>>
Mi allontano di un passo da lei, le mie mani sono alzate.
 <<Non voglio obbligarti a fare niente che non vuoi>>
So che facendo così lei mi salterà addosso. L’ho portata al limite è solo questione di tempo.
Ansima piano, sembra delusa della mia decisione ed è quello che voglio.
<<E’ la mia migliore amica, non potrei mai farle del male>>
Merda! Forse non l’ho fatta riscaldare bene.
Arriccio la fronte. E adesso? Mi viene incontro e mi bacia ardentemente. Evviva!!!
La sbatto contro il muro, non ho tempo da perdere, voglio andare a divertirmi stasera quindi devo fare in fretta.
Le sfilo le mutandine e le infilo nella mia tasca, quella sarà la prova schiacciante che le dividerà per sempre.
Afferro la bustina del condom, la strappo con i denti e lo indosso velocemente. Le alzo una gamba, per fortuna ha il vestito, con i pantaloni sarebbe stato parecchio difficile.
Entro dentro di lei quasi a fatica, è strettissima, ma finalmente ci riesco. Inizio a darle delle spinte rigorose, così da finire il prima possibile.
Anche se devo dire che non mi dispiace più di tanto, se non fosse che è una stronza. Ricordo che mi ha fatto perdere la scopata con Ludmilla e le mie spinte diventano più animalesche.
Fuori nevica, non so a quanti gradi siamo, ma noi siamo sudati, ho caldo. Sarà l’alcol o la scopata, ma mi sto squagliando!
Ci sono quasi, il brivido famigliare prende il sopravvento su di me e finalmente vengo.
Siamo sfiniti, immobili e chissà dopo quanto tempo i nostri respiri iniziano a calmarsi e anche i battiti del mio cuore.
Qualche volta credo che mi verrà un infarto.
Esco da lei, sono silenzioso e non mi sento per niente una merda. Sfilo il preservativo e lo butto nel cestino. Chiudo la zip dei jeans, vado a lavarmi le mani.
Lei è ancora con le spalle al muro, sembra stordita.
<<Tutto bene?>> Annuisce. 
<<Bene, ci vediamo>> 
Sto per uscire quando il mio cellulare vibra nella tasca, chi cazzo è?
“Miriam”
Che cazzo vuole? <<Che c’è?>> 
Dico duro, la sento ansimare.
La sua voce sembra affannata. <<Michele?>> Che cazzo succede?
 <<Sto andando in ospedale, si sono rotte le acque>>
<<Scusami?>> Oh mio Dio! Sto per diventare padre? No! E’ troppo presto, no! Mi passo una mano sul viso.
<<Muoviti, vieni subito!>>
Mio Dio! Vorrei scappare il più lontano possibile da Berlino. Non posso diventare padre così, senza preavviso. La mano mi scivola sulla bocca. È un incubo!
Il cellulare quasi mi cade dalle mani. Riattacco e lo rimetto in tasca, sono sconvolto.
Ho avuto nove mesi per prepararmi, ma non ci sono riuscito. E’ troppo tutto questo per me.
<<Che succede?>> Domanda preoccupata Lydia.
<<Miriam è in ospedale>>
<<Cosa? Sta nascendo la bambina?>> Annuisco, non riesco più a parlare.
<<Oddio, dobbiamo andare subito>>
Raggiungo l’ospedale. Lydia e John sono con la loro macchina dietro di me.
Entro nella stanza e la vedo con un sorriso enorme, mentre tiene fra le braccia mia figlia. Oh Dio! Sto impazzendo. 
E non di gioia.
Ho il fiatone, ho fatto quattro piani a piedi e di corsa. Non potevo prendere l’ascensore, stare fermo lì dentro mi avrebbe ucciso.
<<Ha il tuo naso!>> Miriam è bellissima ed è felicissima.
<<Avvicinati>> Mi dice.
Cerco di dare il comando alle mie gambe di muoversi e finalmente dopo un’eternità ci riesco e mi avvicino a lei lentamente.
E’ una bambina bellissima, ha pochi capelli, sono rossi come quelli di Miriam. Il suo viso è rosa e tondo, è dolcissima.
Sono confuso. Questa bambina è mia figlia! L’ho fatta io! Come diavolo è possibile?
<<Che c’è?>> Miriam diventa seria. <<Che succede?>>
Ondeggio la testa. <<Niente>> Non riesco a staccare gli occhi da quell’esserino rosa.
<<E’ solo che è stato inaspettato>>
Sono passati cinque giorni, Miriam sembra non aver partorito affatto, è tornata a correre per casa e a fare le cose che faceva prima.
Sono immobile davanti all’ovetto, dove dorme la bambina.
Miriam ha insistito per chiamarla Michelle e io gliel’ho lasciato fare.
Sono nel panico. Non parlo da due giorni, a parte rispondere obbligatoriamente quando sono costretto. Ho mangiato soltanto un panino in questi due giorni, non ho neppure fame.
Mi sento frastornato.
Suonano alla porta, Miriam va ad aprire. <<Ciao tesoro>>
Sento che si baciano, io sono di spalle, non mi scomodo neanche a salutare quella strega di Lydia. Adesso dovrò anche averla fra i piedi. Prima o poi dovrò dire a Miriam della scopata che mi sono fatto con Lydia. Non la vedo da quella sera in ospedale. Probabilmente si sente in colpa. Se questo può tenerla lontana da questa casa allora sono tranquillo, anche se adesso è qui a rompere.
Vado a sedermi sul divano, incrocio i piedi sul tavolino basso e passo il mio tempo con il cellulare.
<<Michele io esco a comprare le cose che servono alla bambina, visto che tu ti sei rifiutato>> Che bello, allora è per quello che è arrivata la strega. Vanno via! Si!
Aspetta! La bambina?
<<La bambina te la porti, vero?>>
<<No! Non posso. Controllala tu io torno tra poco>>
Mi alzo in piedi. <<Non puoi lasciarmi la bambina.>>
<<E’ anche tua figlia!>>
<<Una scopata fatta senza cervello non mi rende padre!>>
Sono duro, ma sono molto nervoso.
<<Farò finta di non aver sentito quello che hai appena detto.>>
Sospira. <<Mi servono i soldi>>
<<Sai già dove sono, prendi quelli che ti servono>>
Mi rimetto a sedere, sono davvero un cazzone. Per quanto la tratti di merda credo che lei non mi lascerà mai. Perché mi ama davvero tanto.
<<Che cazzo sono queste?>>
Alzo lo sguardo, ha gli occhi fuori dalle orbite e tiene fra il pollice e l’indice un perizoma viola.
Devo rimangiarmi il discorso che non mi lascerà mai. Guardo sopra la sua spalla. Lydia è mortificata, visto che il perizoma è suo.
<<Un perizoma, non lo vedi?>>
<<Stai scherzando?>> Alza la voce. <<Di chi cazzo è? Con chi cazzo sei stato?>>
I suoi occhi sono velati di lacrime, mentre la bambina inizia a piangere.
Fisso Lydia. <<Perché non lo chiedi a lei?>> Lydia apre la bocca sbalordita, non si aspettava che avrei parlato.
Miriam si volta. <<Che c’entri tu?>> Lydia alza le spalle, non sa che dire ed è mortificata come non mai.
 <<Lydia? Parla!
Che c’entri tu?>> Miriam si volta verso di me. <<Michele?>>
Grida. <<Qualcuno vuole dirmi qualcosa?>>
<<E’ suo! Prima di infilarglielo dentro le ho tolto il perizoma e l’ho infilato nei miei jeans>>
Gli occhi le strabuzzano fuori, la bocca è spalancata. Si volta verso Lydia. <<E’ vero?>>
Lydia sta per piangere. <<Io non volevo, è stato lui>>
<<Io?>> Mi indico, attirando l’attenzione delle due. <<Se per te opporsi è gridare di piacere e infilarmi le unghia nella schiena
allora scusa. Se mi tolgo la maglia ho ancora i tuoi graffi sulla schiena>>.








Lucia Tommasi ha venticinque anni e vive in un piccolo paese della Sicilia.
Ama leggere,scrivere e ama molto gli animali.
Fin da piccola ha sempre avuto una fantasia smisurata e non appena è cresciuta, incoraggiata dalle fan di Facebook ha iniziato a pubblicare in digitale, riscuotendo un moderato successo.








 

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